Mi capita spesso di sentirmi chiedere se sono ebrea e – talvolta - anche di essere etichettata come tale: mi capita da quel lontano giorno del 1987 quando – con Berto Ferraresi e il Gruppo Culturale R 6J6 – intraprendemmo il recupero del cimitero ebraico del Finale, da molti anni abbandonato e utilizzato come discarica di rifiuti. Ne riportammo alla luce le stele sepolte sotto alla vegetazione, ricostituimmo i frammenti di quelle spezzate, liberammo il terreno da migliaia di ciottoli e pietre e un anno dopo fummo in grado di aprire ai visitatori quel luogo monumentale, la cui storia ci era ancora in gran parte sconosciuta. La mia curiosità per coloro che vi erano sepolti mi indusse in seguito a frugare negli archivi, a contattare i parenti dei defunti e a raccogliere testimonianze e informazioni che si concretizzarono in vari libri. Le drammatiche storie di cui sono venuta gradualmente a conoscenza mi servono tuttora per attualizzare il passato nel presente, soprattutto quando ho l’opportunità di divulgarle agli studenti. Occorre forse essere ebrea per aver fatto e continuare a fare questo? Credo che avrei fatto altrettanto se quel cimitero, invece di essere ebraico, fosse appartenuto a qualsiasi altra etnia, tanto più se da millenni perseguitata. L’etichetta che talvolta qualcuno mi appiccica pertanto non l’accetto, ho sempre rifiutato ogni etichetta perché mi sento cittadina del mondo intero.
Mi è toccata in sorte oltre trent’anni fa la cura di un cimitero ebraico, un monumento verticale che è un serbatoio di memorie da conservare e trasmettere per evitare che si ripetano le spaventose tragedie del passato; ultimamente però, insieme ai consiglieri dell’Associazione che presiedo, abbiamo avvertito la necessità di inserire le più drammatiche di quelle memorie nel tessuto urbano del Finale, rendendole parte della vita quotidiana, come già è stato fatto in tanti paesi europei: è per tal motivo che il 27 gennaio 2019 l’Associazione Culturale ALMA FINALIS doterà la nostra città di due piccolissimi monumenti orizzontali, complementari a quello verticale costituito dal cimitero ebraico. Saranno delle Stolpersteine, delle Pietre d’inciampo dedicate rispettivamente ad Ada Osima, vittima della Shoah e ad Emilio Castelfranchi, vittima delle leggi razziste italiane del 1938: due cubetti di cemento, rivestiti da una superficie di ottone lucente incisa con i nomi delle vittime, che saranno inseriti dalla ditta “San Giuseppe Lavoratore” (che ringraziamo per il suo contributo) nella pavimentazione antistante le loro abitazioni finalesi. L’inciampo creato dalle Pietre non sarà fisico, ma visivo: un inciampo del pensiero, che costringerà i passanti a interrogarsi sulla loro presenza e a riflettere su ciò che da esse è ricordato.
Sono più di 80.000 le Pietre d’inciampo ormai presenti in ventidue paesi europei. Furono ideate dall’artista berlinese Gunter Demnig, che posò la prima a Berlino nel 1996: in Italia la prima posa ebbe luogo a Roma nel 2010. Vi sono incisi i nomi e le date di nascita, di arresto, deportazione e morte (se conosciute) delle vittime dello sterminio nazista e della persecuzione: non solo di ebrei, ma anche di omosessuali, zingari, testimoni di Geova, disabili fisici e mentali, oppositori del regime nazista e membri della Resistenza. Le Pietre d’inciampo sono un efficace strumento contro l’oblio, il negazionismo e il revisionismo che sempre più cercano di alterare la Storia con false informazioni, diffuse in particolare dalle reti sociali.
Ci auguriamo che i nostri concittadini apprezzeranno la nostra iniziativa di aggiungere due tessere finalesi al grande mosaico di memorie europee che -anche in un lontano futuro - tramanderà l’orrore della persecuzione e dello sterminio: ce lo dimostreranno con la loro presenza alla posa delle Pietre d’inciampo il 27 gennaio 2019, Giorno della Memoria, quando alle ore 9.00 sarà collocata in via Mazzini n. 6 la Pietra dedicata ad Ada Osima, e alle ore 10.00, in via Torre Portello n. 4, quella dedicata ad Emilio Castelfranchi. La deportazione di Ada Osima ad Auschwitz sarà ricordata da Anna Loi, guida del Memoriale della Shoah di Milano; la morte di Emilio Castelfranchi, vittima delle leggi razziste, sarà commemorata da sua cugina Chiara Lepschy. Alla posa delle Pietre
Nel pomeriggio, presso la Biblioteca Comunale “G. Pederiali”, alle ore 16.00 avrà luogo lo splendido recital “Parole e musica per non dimenticare” (tra i protagonisti vi sarà Maria Antonietta Centoducati, assai apprezzata lo scorso febbraio in un recital dedicato alle vittime delle foibe), seguìto da una breve presentazione del mio opuscolo Gli ebrei finalesi vittime delle leggi razziali e della Shoah, di cui ho curato una riedizione aggiornata in occasione della posa delle Pietre d’inciampo.
Maria Pia Balboni per ALMA FINALIS