Pubblichiamo di seguito un commento di Anna Loi, guida del Memoriale della Shoah di Milano, sull’ultima opera di Nunzia Manicardi dedicata all’editore suicida.
Sono venuta a conoscenza del bel libro di Nunzia Manicardi sulle ultime ore di vita dell'editore Formiggini in modo assolutamente casuale. Stavo visionando il catalogo on line di una piccola casa editrice modenese perché ero alla ricerca di testi sulla deportazione politica e razziale in quella zona d'Italia quando, improvvisamente, sullo schermo del computer comparve un viso affascinante: il volto di un uomo sicuramente non dei nostri giorni, ma dall'aspetto estremamente elegante, con una barba curatissima e occhi penetranti. Era una delle fotografie che ancora esistevano di Angelo Fortunato Formiggini. Totalmente dimentica del compito che mi ero prefissata, mi misi a leggere le poche notizie biografiche che accompagnavano i dati del libro. A dire tutta la verità, questo personaggio non mi risultava totalmente sconosciuto. Mia madre, originaria di Finale Emilia, mi aveva raccontato, anni addietro, di questo coraggioso editore modenese ebreo, che aveva preferito darsi la morte piuttosto che soccombere alle leggi razziali che lo avevano derubato di tutto, sia delle sue molteplici attività, che delle sue idee originali ed uniche. Ovviamente ordinai il libro, e quando lo stesso arrivò, gli diedi la priorità nella lettura rispetto a quelli sulla storia della deportazione. Lo lessi tutto di un fiato! Era meraviglioso! Mi colpì molto l'idea del"diario" trovato su una bancarella lungo i portici di Modena. E anche la figura del libraio che trovai alquanto curiosa. Quando, un po' di tempo dopo, per questioni lavorative,dovetti studiare davvero la vita di quest'uomo, riconobbi nelle sue vicende molti punti in comune col libro che mi aveva affascinato precedentemente, e la cui lettura consiglio vivamente.
Formiggini fu prima di tutto un italiano felice e orgoglioso di esserlo, un visionario in tutti i sensi e una persona estremamente libera, che si ribellò in modo drastico alle leggi discriminatorie che lo avevano colpito. C’è da chiedersi se, prima del suo famoso volo dalla Ghirlandina, avesse immaginato che di lì a poco anche gli ebrei italiani sarebbero stati deportati per essere sterminati. Quasi come se avesse previsto tutto e volesse essere vicino ai suoi correligionari che qualche anno dopo sarebbero diventati solo un mucchietto di cenere nei forni di Auschwitz, chiese, nel suo testamento, di essere cremato. Nel suo caso, e solo per lui, si può parlare di una scelta personale e non dell’esito di un progetto di eliminazione totale.
Un italiano geniale, colto e perbene che è doveroso continuare a ricordare.
Anna Mai Loi, guida al Binario 21 Memoriale della Shoah di Milano, per ALMA FINALIS